La terra sotto di lui continua a tremare secondo un ritmo
costante e cadenzato; eppure, Sileon è troppo impressionato dal passo marziale
delle truppe che sfilano davanti ai suoi occhi per provare un qualsiasi
sentimento di paura. Ha ricevuto l’ordine di spiare in segreto i movimenti del
nemico e di riferire il prima possibile al suo popolo, in modo da non
ritrovarsi impreparati al momento di uno scontro che pare sempre più
inevitabile. A tal fine, ha deciso di sfruttare una folta massa di arbusti in
cima ad una collinetta come punto di osservazione, esattamente come ha già
fatto mille volte in passato sulle tracce di una preda; con l’unica differenza
che, stavolta, i ruoli sembrano invertiti e il pericoloso predatore ha tutta
l’aria di essere questo esercito di soldati dalle corazze scintillanti, avvolte
in paramenti color porpora, che marcia all’unisono in una curiosa, quanto
solida, formazione a rettangoli, apparentemente inespugnabili. Non appena il
sole inizia il suo lento declino che lo porterà a sparire dietro alle possenti
Alpi fino al giorno successivo, Sileon abbandona il suo rifugio improvvisato e
si lancia in una corsa sfrenata verso il proprio villaggio.
Cinque chilometri
attraverso scoscesi pendii si fanno sentire anche sul suo corpo atletico,
temprato da ormai venti rigidi inverni, e quando si imbatte nel druido Creoses
non può fare a meno di cadere a terra sulle proprie ginocchia, più per la
fatica che come forma di rispetto nei confronti dell’anziano saggio.
“Riposati, guerriero, prima di narrarmi cosa hanno visto i
tuoi occhi da cacciatore”, sono le parole che lo accolgono mentre cerca di
rifiatare.
“Sommo Creoses, i nostri più reconditi timori si sono
avverati… Ricordi i racconti dei popoli delle paludi, a proposito dei soldati
giunti dalle calde terre meridionali? Ecco, dopo aver messo a ferro e fuoco i
fertili campi della pianura, ora marciano compatti per portare guerra a noi
Salassi!”
“Quanti sono?”, domanda il druido ostentando una calma quasi
innaturale, vista la gravità del momento.
“Diverse decine di migliaia di uomini, ognuno attrezzato con
armi e armature lucenti, addestrati a combattere come un’unica entità assetata
di vittoria… Nel giro di una sola giornata dal loro arrivo, sono riusciti
nell’impresa di allestire un accampamento provvisto di ogni servizio atto a
sostenere un’armata in battaglia”
A questo punto, Creoses si raccoglie in un religioso
silenzio, meditando su tutto ciò la sua decennale esperienza di sacerdote gli
ha insegnato. Improvvisamente, egli interrompe la sua trance mistica per
esporre un piano di difesa quanto mai articolato: “O forte Sileon, il tuo compito non è ancora terminato.
Va’ dai tuoi compagni d’arme, e raduna tra loro i più valorosi e sprezzanti del
pericolo; al fianco di essi, prima che albeggi, visita ogni singolo
insediamento alleato e con la forza dell’esempio sforzati di reclutare un
numero sufficiente di combattenti per contrastare l’avanzata del nemico in una
battaglia campale. Ma frena per un attimo il loro entusiasmo, perché non sia
che i Salassi scendano in guerra senza aver reso onore alla Grande Madre Terra;
vi aspetterò quindi al Sacro Albero che abbevera la sue antiche radici sulla
riva del fiume, quello che scorre dalle imponenti cime del Nord. Lì,
esattamente come prima di noi i nostri antenati, celebreremo un rito di
comunione con la Natura, allo scopo di propiziarci gli spiriti protettori del terreno che calcheranno i nostri piedi,
mentre le nostre mani volgeranno spade e
scudi contro l’invasore!”
Il guerriero, al solo udire quelle frasi così decise,
riacquista immediatamente fiducia e la stanchezza abbandona le sue membra;
pronto ad eseguire l’ordine, rivolge unicamente un’ultima domanda al saggio: “E
se dovessimo uscirne sconfitti? Che ne sarà delle nostre donne, dei nostri
bambini e della nostra terra?”
“Non disperare, tu sei giovane e forse non sai che il nostro
popolo nasconde radici ben più profonde di quelle che puoi immaginare; esiste
una Valle sicura, da dove noi Salassi proveniamo, che non esiterà ad
accoglierci nuovamente nel caso le circostanze lo imponessero, per offrirci un
luogo in cui difenderci efficacemente. Questi soldati di cui parli saranno
anche imbattibili in pianura, ma nessuno conosce la montagna come noi”.
Sileon quasi si perde le ultime parole del discorso, ansioso
com’è di saggiare la rinomata solidarietà tra Salassi; mentre riprende a
scattare con il vento che gli scompiglia la lunga chioma fulva, il suo pensiero
corre al futuro, suo e del suo popolo, ma non può minimamente immaginare gli
sconvolgimenti cui, di lì ad un secolo, andrà incontro quella terra
incontaminata che sta attraversando a perdifiato…
E’ il 143 a.C., e la Valle d’Aosta fa prepotentemente
capolino nel bel mezzo della Storia; paradossalmente, il tutto avviene a
relativa distanza dai suoi confini geografici fissati dalla catena alpina.
Infatti, quello è l’anno in cui i Salassi, popolazione che storicamente abita
la nostra regione a partire dalla prima metà del I millennio prima di Cristo,
si scontrano con i Romani, i quali, dopo aver sancito il proprio dominio
sull’intero Mediterraneo grazie alle Guerre Puniche, iniziano ad affacciarsi sui
freddi territori dell’Europa Continentale. Teatro della battaglia è la piana
tra Brandizzo e Verolengo, nel pieno del Canavese, che rappresenta la massima
estensione del dominio salasso al di fuori della Valle d’Aosta. Questa
primissima ostilità si risolve a sorpresa con una schiacciante vittoria dei
locali, forti probabilmente di una maggiore conoscenza strategica della zona e
complice anche una sottovalutazione da parte dell’esercito romano, al punto
tale da preoccupare seriamente il Senato dell’Urbe (le cifre oscillano tra le
cinquemila e le diecimila perdite tra le file dei Latini). A partire da questo
massacro, i Romani cercheranno di ribaltare le sorti della campagna militare
trovando comunque sempre una strenua resistenza da parte dei Salassi, non a
caso ritenuti tra le popolazioni di origine celtiche più coese e determinate a
mantenere la propria identità culturale. Servirà più di un secolo per assistere
ad una schiacciante vittoria romana, ma di questo si parlerà nella prossima
puntata…